Il timore dipende dall’incertezza legata alla scarsa conoscenza della nuova azienda in cui si va ad operare, e al rischio che all’iniziale fortuna segua un’imprevedibile e successiva fase di difficoltà .
In tempi di crisi come quelli odierni, in effetti, èmolto difficile pensare di lasciare un posto pi๠o meno conosciuto e consolidato, anche se venisse messo di fronte un nuovo impiego ben retribuito e soddisfacente su un piatto d’argento.
Percià², salva l’ipotesi che anche il posto originario sia tutt’altro che stabile, sempre pi๠dirigenti e impiegati tendono a rinunciare alle offerte che gli si parano davanti, anche e soprattutto quando si ha una famiglia alle spalle e l’ansia di perdere un reddito pi๠o meno sicuro èmolto pi๠elevata.
Questo, ovviamente, va a tutto vantaggio di coloro che invece preferiscono rischiare, che si trovano di fronte una concorrenza molto minore.
In particolare, al giorno d’oggi fra le figure professionali pi๠ricercate sono i “supply-chain-managersâ€, ossia i dirigenti con la funzione di analizzare l’intera catena che va dalla fornitura alla cessione del prodotto finito, con lo scopo di tagliare gli sprechi e razionalizzare il sistema.
Ma non mancano le richieste nemmeno per i “temporary managersâ€, che sono definibili come una sorta di precari di alto livello: dirigenti con larga esperienza alle spalle che sono assunti temporaneamente dall’impresa in difficoltà reddituale o finanziaria con lo scopo di individuare i vizi dell’apparato aziendale e risanarli.
Le opportunità in questi ambiti non mancano. Tutto sta nel correre il rischio di volerle cogliere.