Qualunque sia, infatti, la causa che ha portato al licenziamento, non c’ dubbio che indicare un “buco†temporale fra un’occupazione e l’altra all’interno del proprio curriculum viene subito notato dal selezionatore.
E due terzi degli interpellati ritiene questo fattore come rilevante nella valutazione del candidato, anche se non in misura determinante. Il restante terzo si divide fra chi ritiene il passato licenziamento un fattore di grande importanza nella selezione e chi, al contrario, dichiara di non darvi peso.
Molti, peraltro, dichiarano di chiudere tranquillamente un occhio se il candidato rimasto disoccupato non ha buttato via il suo tempo ma ne ha approfittato per seguire corsi di formazione o imparare una lingua straniera.
Tutti, comunque, concordano su un punto: se licenziamento vi èstato, èmolto meglio per il candidato ammetterlo serenamente e, in caso di richiesta di chiarimenti, spiegare sommariamente come sono andate le cose. Molto pi๠grave del licenziamento, infatti, sono considerate dai selezionatori le eventuali menzogne del candidato, che minano irrimediabilmente il rapporto di fiducia che invece andrebbe coltivato con cura certosina.
Cosà¬, chi nega di essere stato licenziato o chi millanta altre occupazioni in realtà inesistenti pur di coprire il famigerato buco, se scoperto, puಠtranquillamente dire addio all’assunzione.
Assolutamente sconsigliato, infine, parlar male del vecchio datore di lavoro: in nessun caso, infatti, il selezionatore che ascolta ricaverà una buona impressione dal candidato roso dal livore. Molto pi๠apprezzato, invece, difendere con serenità la propria posizione nella passata vicenda e dimostrare un minimo di autocritica.