Gli sgravi contributi contribuiscono alla ripresa dell’occupazione ma probabilmente non la sostengono sul lungo periodo visto che le aziende assumono per gli sgravi senza costruire un piano industriale coerente e lungimirante. O almeno questa èl’impressione. Le statistiche dell’Istituto nazionale italiano.Â
L’Istat ha pubblicato la nota mensile sull’andamento dell’economia del Paese con riferimento al primo e al secondo mese dell’anno e rendendo libero l’accesso ai dati, ha anche premesso quanto segue:
In un quadro di indebolimento della ripresa globale, l’economia italiana èattesa evolversi a ritmi moderati anche nel primo trimestre del 2016. Segnali positivi provengono dal settore dei servizi e dalle costruzioni a fronte di una dinamica meno favorevole nell’industria. Gli ultimi dati mostrano un miglioramento dell’occupazione, soprattutto quella a tempo indeterminato, favorita anche dai provvedimenti di sostegno alle assunzioni, mentre l’inflazione si èriportata in territorio negativo.
Anche se dovrebbe preoccupare l’indebolimento della ripresa globale, in realtà si cerca di andare a cogliere gli aspetti positivi della situazione partendo dal Jobs Act e dal PIL. L’Istat infatti parla degli effetti positivi del Jobs Act con il contratto a tutele crescenti. Poi bisognerebbe specificare come fa Repubblica che
“anche se la ripresa dell’occupazione èsoprattutto dovuta agli sgravi fiscali per le nuove assunzioni inseriti nella legge di Stabilità 2015 e confermati – seppure in misura ridotta del 40% – per il 2016. Positivi anche i consumi, al netto, perಠdel rallentamento registrato a dicembre.”
La variazione congiunturale del Pil reale attesa per il primo trimestre èlievemente positiva (+0,1%), con un intervallo di confidenza compreso tra -0,1% e +0,3%. All’incremento del Pil, rileva l’Istat, contribuirebbero positivamente i consumi privati.