Se l’insegnamento rimane sostanzialmente la strada pi๠tradizionale per chi ha portato a termine un percorso di formazione umanistica (per quanto sia una strada irta di ostacoli), le statistiche segnalano una crescita progressiva dell’interesse delle imprese di medie e grandi dimensioni per questi laureati.
In particolare, sembra che la nuova via da battere sia quella della gestione delle risorse umane: dalla fase fondamentale dell’assunzione in poi, si ritiene che una vasta conoscenza di carattere culturale e psicologico sia altrettanto rilevante delle valutazioni di carattere tecnico ed economico.
Ne sono convinti i vertici del gruppo multinazionale Generale Industrielle, fra le principali agenzie per il lavoro operanti in Italia, che – in vista di una capillare diffusione delle proprie sedi sul territorio – sta selezionando decine di umanisti cui affidare ruoli di responsabilità nella gestione delle singole filiali.
Come ha rivelato la dirigente Barbara Cottini, intervistata dal quotidiano “Corriere della Seraâ€, non sono nemmeno indispensabili master o altre forme di studio post-universitario, per quanto utili: ancora pi๠importante èl’approfondita conoscenza del territorio locale in cui si andrà ad operare, in termini sociali, culturali e geografici.
Ma anche la società leader dell’arredamento, la svedese Ikea, sta espandendo la propria forza-lavoro andando a pescare fra gli umanisti: l’attitudine al contatto umano e la predisposizione all’individuazione e alla soddisfazione dei bisogni sono infatti merce preziosa.
E, naturalmente, non si possono dimenticare gli sbocchi nel mondo della comunicazione, in continuo sviluppo: dalla televisione a Internet, dalla carta stampata alla radio, una profonda cultura generale e un’ottima proprietà di linguaggio sono pi๠che mai importanti.