Da molto tempo sono state emanate dall’Unione Europea alcune linee-guida, progressivamente aggiornate, mediante le quali redigere il proprio curriculum vitae.
Il CV compilato nel cosiddetto “formato europeo†èriconosciuto sia dagli organi comunitari che dalle amministrazioni pubbliche dei singoli Stati, e dunque èl’ideale per chi aspira ad ottenere incarichi (magari di consulenza) da parte di un’istituzione pubblica. àˆ perಠevidente che anche nel settore privato il CV conforme agli standard europei èpreferibile rispetto ad un pi๠rischioso formato personalizzato.
L’ultima versione del documento èil cosiddetto “Europassâ€. Sia che si faccia riferimento all’Europass oppure si desideri improvvisare, in tutti i casi ci sono alcune regole essenziali da tenere sempre a mente per non rovinarsi con le proprie mani.
Il primissimo punto che salta all’occhio di chi prende in mano un CV èla sua lunghezza. Non va mai dimenticato che il CV deve essere letto da un funzionario indaffaratissimo e che ha poco tempo da dedicare a ciascuno dei mille papiri che gli arrivano ogni giorno: occorre dunque sforzarsi di rendere gradevolmente conciso ai suoi occhi il documento, anche a costo di sacrificare determinati punti di secondo piano.
Un buon CV non dovrebbe superare le due pagine; si puಠarrivare a tre (ma non oltre) nei rari casi in cui si vantano davvero numerose esperienze formative o professionali da non trascurare e inerenti il posto di lavoro desiderato.